sabato 30 gennaio 2010

La prima cosa bella

Michela Ramazzotti ha la stessa capacità espressiva di un'orata depassè e Mastrandrea quella solita da merluzzo congelato, per non parlare della Pandolfi che sa di cernia andata a male, si salva la Sandrelli che usa il mestiere per dipingere una vivace Bovary di provincia incapace pure di peccare.

Bravi i comprimari che riescono ad emergere anche se costretti da una regia pedestre, lunga, noiosa di un Virzì regista di molto sopravvalutato cui mancano del tutto il senso dell'inquadratura, quello del ritmo cinematografico e la decenza di lasciare perdere la macchina da presa.

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