mercoledì 7 aprile 2010

Departures

Non c'è niente di più normale della morte, dice il protagonista.

Un giovane e la morte, il suo futuro che si alimenta dal naturale disfacimento degli altri umani, la pietas nel riconoscere dignità e rispetto al corpo ormai oggetto, le brevi esistenze dei viventi e l'eternità di Beethoven, i ritmi della natura indifferente alle effimere esistenze di umani che non vogliono e non possono riconoscerlo.

Un film elegante, poetico, lieve, un poema alla vita dove la morte è solo un contrappunto necessario alla melodia di incontri, amori, affetti.

Dopo averlo visto capisco l'Oscar assegnatogli come miglior film straniero, anche se resto dell'idea che forse lo avrebbe meritato il Nastro Bianco, pur essendo i due film del tutto incomparabili: Departures è una sintesi sublime dei migliori sentimenti degli umani mentre Das Weiss Band è un Guernica in necessario e netto bianco e nero, brutale rappresentazione dell'umana ferocia.

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