mercoledì 2 maggio 2012

The Hunger Games


The Hunger Games, i giochi della fame, fa venire in mente la battuta di Roberto D'Agostino sui partecipanti all'Isola dei Famosi: "l'Isola dei morti di fama" .
Battuta feroce.
A denotare però la ferocia di un pubblico della TV (e di internet) che si diverte a vedere (e a commentare via Twitter e FB) le disavventure di questi poveracci che si battono in giochi idioti per una tazza di riso in più, mostrando ogni giorno le loro patetiche nudità, patetici come quegli altri poveri cristi che venivano fatti a pezzi nelle arene che i romani avevano costruito in ogni parte dell'impero per alimentare la ferocia di un popolo che grazie alla sua ferocia aveva costruito un impero senza pari.
The hunger games non è un film sul futuro.
E' un film sulla TV.
E' un film sulla pubblicità.
La TV che mostra c'è già oggi: è il GF, è la Fattoria, è Amici, è l'Isola dei morti di fama, etc. etc. etc.
Certo, non muore ancora nessuno...per il momento.
Ma prima o poi... gli sponsor forse vorrano anche il morto in diretta quando il pomiciamento ad infrarossi non basterà ad un pubblico di guardoni-soft.
The Hunger Games non è un film sui "rimedi" alla crescita demografica come "La fuga di Logan".
Non è un film politico.
Non c'è nessun messaggio di avvertimento di un futuro distopico, e per la semplice ragione che ci siamo già dentro tutti.
La storia "politica" è un pretesto, l'amore è un pretesto, il cambio delle regole è un pretesto.
Lo scopo è uno ed uno soltanto: uno spettacolo per tenere buona la gente.
Come al tempo di Diocleziano o Caracalla.
E si vede bene che la stella di questo film, Jennifer Lawrence se la gode tanto a fare la gladiatrice.

Nessun commento: